domenica 3 ottobre 2010

Risposta al blog precedente

Gentile sig.r Accossato,

seguo con interesse i Suoi articoli su "La Stampa", e per un interesse anche professionale ho letto l'articolo sulla Cronaca di domenica 3 ottobre dal titolo: "Allergie: i test alternativi sono inefficaci".

E' ovvio che il Suo è un resoconto di un incontro specialistico avvenuto a Torino in questi giorni, ma ammetto che ha richiamato alla memoria un episodio di molti anni fa, che unito alla mia specifica esperienza professionale, mi ha spinto ad alcune riflessioni che vorrei sottoporLe.

Sono un Laureato in Fisioterapia e ho conseguito anni fa il Diploma in Osteopatia. Ora insegno questa materia in una delle più importanti scuole europee. Le mie riflessioni partono proprio dal fatto che il male da carenza di prove scientifiche affligge anche l'osteopatia. Per mia integrità professionale e per mia fortuna ho sempre cercato e alla fine ho trovato scuole che applicano il rigore scientifico, la validazione delle tecniche, la misurabilità e la ripetibilità alle manovre osteopatiche. Non è così per tutti, per cui l'osteopatia -come ho premesso- soffre degli stessi problemi delle scuole di pensiero di cui lei si occupa nell'articolo suddetto. Quindi scrivo per una sorta di complicità con gli esami di cui Lei parla nel suo articolo.

Ovviamente sono d'accordo con le affermazioni sulla carenza di validazioni scientifiche e quindi di prove di efficacia delle metodiche di esame talvolta usate in campo allergologico e allergometrico "alternativo", e quindi sulle scelte terapeutiche che ne derivano. Ritengo anche però che se il mondo sanitario e accademico si fossero avvicinati a queste metodiche al loro esordio in modo oggettivo, esaminando con test almeno la ripetibilità degli esami in oggetto, questi non sarebbero diventati appannaggio di figure talvolta poco chiare, e quando questi esami vengono utilizzati da personale medico o per lo meno sanitario, i risltati avrebbero condotto a scelte terapeutiche sostenute da protocolli o indicazioni validati, eliminando quegli esami risultati inutili.

Un mio docente già nel 1991 affermava che in medicina è più semplice negare che non cercare di capire.

Il problema è che poi si corre al riparo denunciando una pericolosità di cui comunque si è in parte colpevoli, e talvolta - e mi scuso per questo pensiero malevolo- si ricorre ai suddetti ripari quando l'affare è diventato un business che potrebbe fare gola allo stesso mondo che lo denuncia.

Grazie per l'attenzione e complimenti per il suo lavoro.


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